IL LATTAIO BRUNO STEFANINI
Da “sempre“ lo si vede passare, cavalcando la propria bici, per i borghi: Bruno Stefanini, classe 1926, 80primavere il 21 marzo, portate con una vivacità da fare invidia a Matusalemme.Gli Stefanini, i genitori gestiscono già dal 1930 la latteria in Strada XX Settembre, al n.40, nello stesso edificiodell’abitazione, sono sette fratelli; il primo, aviere nel ’21, ammalatosi gravemente, muore nel 1942.Bruno, lavora da Luciani, in Via Bologna, come apprendista fonditore, quindi è in Via Lombardia in una dittadove si costruiscono botti . E’ il periodo dell’ultima guerra e la famiglia intanto è sfollata a Mamiano, così ilgiovane ogni giorno pedala tra il paese e la città, finchè, maledetta mattina, incappa in un posto di blocco delleBrigate Nere, che, al controllo, rilevano come il giovane appartenga alla classe del ’26, classe già appellata acombattere. Per il ragazzo è la deportazione in un campo di lavoro in Polonia; la mamma, a tale notizia, sentetanto dolore da essere ricoverata in ospedale.A Chaplin, vicino a Dirsau (denominazione tedesca della città polacca), Bruno si nutre di patate, rape… e lavoro,tanto duro lavoro. Solo dopo 18 mesi, viene liberato dai russi con i quali deve collaborare in lavori manualifino all’Ottobre del 1945, quando viene finalmente rispedito a casa; a Parma, tre giorni dopo l’arrivo, deveessere ricoverato nel nosocomio a causa di una pericolosa peritonite.Il fisico è debilitato e Bruno inizia a lavorare nella latteria, la cui gestione sarà sempre positiva, dove si faràbenvolere da tutti come persona gentile e garbata.Un suo cliente e dirimpettaio, il poeta padovano Rino Ferrari,scrive su di un giornale cittadino: “ …Bruno è persona squisita. E’ – un parmigiano del sasso-, ma è un qualcosadi meno sanguigno, più tranquillo…” e di queste parole, in cui si riconosce, il nostro amico va giustamenteorgoglioso.Nel 1988 (la concorrenza dei supermercati comincia ad essere davvero troppo assillante), Brunoconclude forzatamente l’attività, soprattutto per poter seguire, a tempo pieno, l’adorata sorella Carla, che eraandata a vivere con lui “ tra un ospedale e l’altro”. Il 17 Luglio 2004, Carla muore e il fratello, il suo angelo,come lei lo chiamava, cade in una pericolosa depressione, da cui si sta, solo ora, faticosamente riprendendo:l’avrebbe voluta vicino anche ammalata, sebbene curarla volesse dire dispendio di forze e sacrificio. Che siaveritiera questa affermazione di Bruno, si evince da una definizione che egli dà di se stesso: - Io sono un esseredebole, che diventa un colosso quando una persona cara ha bisogno di me-.
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