IL FORNAIO GUIDO RIMONDI
Nei dintorni lo si credeva di origini mantovane, ma Guido Rimondi, figlio di Umberto e di Ersilia (Nina) Furlaniera arrivato a Parma nel ‘51 da un paese vicino sì alla città dei Gonzaga, ma in provincia di Reggio Emilia,Luzzara, dove nacque il 24 Febbraio del ’45.Scuole el. alla “Pietro Giordani” e Medie all’Ist. “De La Salle”, finché Guido scopre d’amare di più il lavorodello studio ed inizia il mestiere, accanto ai genitori, nel forno che papà Umberto, già fornaio a Luzzara, avevaprelevato da un milanese ancora prima che tutta la famiglia si trasferisse a Parma, in Str. XX Settembre, dovel’abitazione è nello stesso edificio del negozio, al n.30.Il fratello maggiore Tino preferisce fare il camionista, ma 20 anni dopo aprirà un forno in Via Trento, mentrela sorella Maria starà a lungo dietro il bancone con i famigliari.Intanto Guido conosce Franca, che lascia il lavoro di segretaria in uno Studio Legale per stare al suo fianco;la sposa e, sforna una pagnotta oggi, un filoncino domani, nel ’78 la moglie gli sforna anche Giovanni, un belragazzone che, diventato perito tecnico elettricista, non vuole seguire le tradizioni lavorative familiari.L’ex panettiere è ora un giovane pensionato soddisfatto del lavoro eseguito, anche se ha faticato molto, perchéciò gli ha permesso di occupare onestamente le proprie ore e di trarre soddisfazioni morali ed economiche: - Igiovani oggi hanno tutto, ma non sono mai contenti -, sentenzia saggiamente e pensa con una certa nostalgiaa quando, in estate, con un gruppo di amici, alcuni fornai come lui, alternava ai giorni di fatica quelli dellosvago, durante i quali se ne andava, gioia infinita, in piscina o in Po.Oggi, però, Guido non vorrebbe più fare il fornaio nei borghi, i cui anni d’oro sono stati tra il ’63 ed il ’70,poiché, dice, la gente è cambiata e tende a far spesa nei supermercati lontani. Già ultimamente il suo guadagnoera dato più che altro dalle pizze richieste di notte da chi tornava da discoteche o da lavori notturni e sembraquasi fantasia che, solo pochi anni fa, convivessero, nella stessa strada, ed offrissero buoni profitti ai gestori,circa sette negozi di alimentari, senza contare i tre attivissimi forni vicini.Guido pensa con simpatia ai vecchi clienti e ricorda anche, con malcelato divertimento, certi propri momentid’impazienza, quando la mamma, ritornando dalla Messa del mitico Don Armando, si fermava davanti al negoziocon le amiche, che “ tagliavano e scucivano tanto che, se uno passava di lì con il cappotto, se ne andava viacon un abito corto ed estivo” e allora lui prendeva il cestone del pane e s’infiltrava, sgomitando, tra le rezdòre,che, finalmente, sciamavano verso casa. Ai clienti dei genitori il ragazzino pestifero ne combinava altre, comea quei poveretti del 18 cui frantumò più volte la vetrina giocando a pallone: -Eh certo, allora si giocava in mezzoalla strada con il pallone, con i sinalcoli che costruivamo noi stessi.. adèsa invéci vè che casén…
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